giovedì 13 gennaio 2011

Le BiELLE RECENSIONI Gabriella Grasso: "Cadò"

Le BiELLE RECENSIONI
Gabriella Grasso: "Cadò"
Un regalo, una nuova autrice di grande spessore
di Giorgio Maimone






Abbiamo trovato una nuova autrice e vogliamo tenercela stretta. Gabrielle Grasso è brava e il suo debutto da noi era atteso, da quando abbiamo ascoltato il disco di Giuseppe Cucé, dove Gabriella è coautrice della maggior parte dei brani. Anche in questo caso, e dobbiamo ripeterci, il solo difetto che troviamo nell'album è la sua brevità. Passa in un attimo, ma lascia il segno, perché Gabriella è abile ad alternare atmosfere ed emozioni, a farci ridere, indignare e palpitare senza sbagliare mai un colpo. Una una cover ("Alfonsina y el mar"), un brano tradizionale ("'A pinnula"), due omaggi a due grandi cantanti come Mercedes Sosa e Rosa Balestrieri, ma gli altri sette brani sono farina del suo sacco, un sacco pieno di ottima farina, di quella che non va in crusca.

Sono ormai troppi i segnali che arrivano dalla Sicilia per non iniziare ad azzardare che si possa ormai parlare di rinascita siciliana, se non proprio di scuola siciliana: solo a guardare negli ultimi due annie stando lontano dalla logica delle classifiche possiamo impilare l'uno sull'altro i cd di Carmen Consoli, che con "Elettra" ha trionfato all'ultimo Club Tenco, prima donna a vincere la Targa per il disco dell'anno, poi quelli di Carlo Muratori, delle Ma'aria di Valeria Cimò, di Giuseppe Cucé, Mario Venuti, gli Akkura, Pippo Pollina, Fabio Abate, i Maise, senza contare che anche gli Elisir, vincitori della Targa Tenco esordienti 2009, hanno la cantante ed autrice palermitana e senza contare nemmeno tutti gli altri nomi che popolano le scena e che qui non abbiamo ricordato.

Ultima del 2010 arriva Gabriella Grasso; il suo disco non è una sorpresa perché lo stavamo aspettando, ma lo è per la maturità e la bellezza dei brani presentati. Non c'è un tema unificante, ma cè un'idea: l'incontro e il confronto tra tango e tradizione musicale siciliana, un incontro/scontro che dà luogo a un sorprendente connubio, sancito dalla presenza della bandoneonista argentina Marisa Mercadè.

Si inizia con "Tu" che è una cronaca al vetriolo del mondo della discografia. Ignoriamo se dietro ci sia un personaggio della discografia reale o meno, ma d sicuro si possono riscontrare i tratti di decine di personaggi di questo tipo: "Tu, che vendevi deodoranti / diserbanti con agenti lievitanti / coloranti con pennelli annessi, tu / che eri a capo dei supermercati / e vendevi i salami senza offerta tu // .... / col sedere sempre in caldo / e la tua ivisa da fuggiasco / attento che se non chiuderai il bilancio a casa andrai / ti senti forte e potente / decidendo tu sul mio prsente / ma io ancora scriverò e non so se tu invece ci sarai". Rientra a ben diritto tra i brani come "Vincenzo, io ti ammazzerò" di Fortis, che regolano i conti con la discografia (vogliamo ricordare anche "Ombrelloni" di Cristicchi o il celeberrimo verso "scrivi Vecchioni, scrivi canzoni, che più ne scrivi e più sei bravo a fa' i danèe", ma il discorso si farebbe lungo).

"L'arte di fare" sposta completamento il tiro. Siamo in un altro disco, in un altro ambiente, in un altro mood, ma siamo sempre dentro il mondo di Gabriella, un mondo che non ha bisogno dei toni urlati per esprimersi, non ha bisogno di alzare la voce, ma ha bisogno invece dei colori e i colori della sua tavolozza prendono forma dalla sensabilità. "Io non ho niente ora di dire o fare / l'unica cosa che so dire è baciare / fare e rifare l'amore per ore / parole al vento che ricercano te, solo te. / Ci vuole arte per riuscire a fare / fare bene è sapere amare / fare arte non significa cantare / ma è cantare di te, solo di te". Quasi un manifesto, su un ritmo sostenuto, con una cascata di parole che si inseguono e piombano a raccontare una storia d'amore di passione bruciante.

"Andrea" cambia ancora, rallenta i ritmi, si affida e violino e bandoneon per raccontare un altro amore: "Il mare si riposa / ed io vengo a prenderti / silente e sinuosa / la mia mano come sposa / Immagino il tuo odore / fresco e tenero sa di sale / piccolo e gentile / io ti aspetto se vorrai arrivare". Segue "E sono subito da te": bouzouki, contrabbasso e maranzano per raccontare in modo scanzonato a un amore che "ti mangerei, come un piatto freddo a cena / con la colazione, apparecchiata da una rosa ben farcita. / Ti mangerei, aspetto solo che tu dica / la tua cena è già servita e sarò subito da te". Dedicamente divertente.

Di "Alfonsina y el mar" potremmo anche non parlare, tanto è celebre il brano di Ariel Ramirez e Felix Luna reso celebra da Mercedes Sosa e poi cantato migliaia di volte da altre interpreti È la storia struggente di Alfonsina Storni, famosa poetessa vissuta a Buenos Aires ma originaria della svizzera italiana, femminista e sostenitrice dei diritti civili delle donne, era una "ragazza-madre". Amica di Garcia Lorca e di altri famosi letterati, decise di morire nel 1938 immergendosi nel Mar de la Plata.

"Valencia", il brano che segue, è uno dei più belli dell'album, fino a reggere bene il confronto con la pietra miliare precedente. Nonostante una scansione ritmica bislacca che costringe Gabriella a fare miracoli pur di restare nel tempo, ma proprio in questa sua asimmetria così "spagnoleggiante" sta gran parte del fascino del brano: "Vengo a prenderti, coi fiori di loto e una viola blu / vengo a prenderti tra note di tango e virtù". Non sempre nell'equilibrio si cela il genio. "Valencia", col suo cajon, il violino ed il bouzouki, è squilibrata ma geniale.

"'A pinnula", dal repertorio di Rosa Balestrieri, è travolgente e divertente. Si può trovare, se si vuole, un filo diretto con "'A finestra" di Carmen Consoli in Elettra e non solo per l'uso della lingua siciliana. Ma per il modo divertito e divertente di guardare a questa umanità varia. Solo che l'uso di una lingua difficile e priva di acceleratori verbali alla Camilleri, può porre qualche problema alla comprensione. E chiudiamo, ahimé troppo presto con "Nicaredda", altro pezzo di gran valore. Voce forte, ma di velluto, armonie chitarristiche di pregio (made in Denis Marino) e il violoncello di Tiziana Cavalieri a intridere di malinconia e dolcezza il brano. Anche qui la difficoltà della lingua e la mancata traduzione sul libretto tolgono qualcosa, ma molto poco. Resta il dispiacere di sentire dopo questa delicata specie di ninna nanna sentire il disco spegnersi lentamente, lasciandoti in bocca solo il desiderio di farlo ripartire di nuovo.

Ci si può sempre sbagliare, nessuno di noi ha leccato la carta del burro per avere le visioni (come facevano le stroleghe al mio paese), ma la presenza di Gabriella Grasso non è di piccolo momento e sentiremo ancora parlare di lei. Per ora ci resta un album di canzoni, varie, smaglianti e ben definite: che coinvolgono e attirano e ti tengono saldo nelle loro spire. "Cadò" come un regalo, un gran bel regalo di Natale.

Gabriella Grasso
"Cadò"
Universal - 2010
Nei negozi di dischi



Musicisti:
Gabriella Grasso (voce, chitarra, mandolino)
Denis Marino (chitarra, bouzouki greco, mandolino)
Marisa Mercadè (bandoneon)
Alessandro Cortese (violino)
Puccio Castrogiovanni (mandolino, mandola, marranzano)
Giuseppe Finocchiaro (pianoforte)
Vincenzo Virgillito (contrabbasso)
Marcello Leanza (sax soprano, flauto)
Ivan Cammarata (tromba)
Tiziana Cavaleri (violoncello)
Alessandra Tendi (cajon e percussioni)


Testi e musiche Gabriella Grasso (tranne "Alfonsina y el mar" di Ariel Ramirez e Felix Luna e "'A Pinnula" di anonimo)

Arrangiamenti di Gabriella Grasso e Denis Marino

Foto di Michele Maccarone, Giannicola Lanzafame, Giorgia Cecchetti. Progetto grafico di Orazioarena@hotmail.com

"Un grazie speciale ai miei amici musicisti con i quali è sempre un vero piacere poter condividere il grande sentimento della musica"



Tracklist

01. Tu
02. L'arte di fare
03. Andrea
04. E sono subito da te
05. Alfonsina y el mar
06. Valencia
07. Leggera come il vento
08. 'A pinnula
09. Nicaredda

giovedì 6 gennaio 2011

Recenzione Cadò - StoriaDellaMusica.it


Gabriella Grasso

Cadò

Gabriella Grasso, attrice e cantautrice catanese, aveva esordito nel 2003 con l'ottimo Caffè d'orzo macchiato caldo, in tazza piccola, un disco accolto ottimamente dalla critica, a cui sono seguite esperienze varie e importanti, sia teatrali che musicali (da Giorgio Albertazzi a Bobby McFerrin), ed un secondo cd nel 2006, Rane & peperoncino.
Ora è la volta del terzo lavoro, Cadò, un disco importante, con cui Gabriella Grasso cerca di unire le sue radici siciliane alla musica argentina per eccellenza, il tango. Musiche all'apparenza distanti, ma in realtà con molti punti in comune, amalgamate armonicamente con l'aiuto di Denis Marino(chitarra e bouzouki) artefice di questa contaminazione sonora.
Il disco si apre con un brano dal testo diretto e forte, Tu, giocato principalmente su violino e chitarra, un brano veloce con un gran testo, in cui, con molta ironia, ci si prende gioco dei manager dell'industria discografica, che passano dal dirigere un supermercato alla casa discografica, che ascoltano tre secondi di una canzone per cestinarla (tu che hai distrutto il mercato / sempre li seduto bravo / vasco rossi e ramazzoti / sono meriti che porti / peccato che a quell'epoca tu stavi / ancora a vendere prosciutti). Ottima presentazione per un disco che si rivelerà alla fine davvero sorprendente.
In L'arte di amare esce fuori tutta la grande voce della Grasso, sostenuta da un quartetto di ottimi musicisti, in un brano dall'andamento veloce e piacevole. Con Andrea il ritmo rallenta, la voce segue gli arpeggi di un violino sinuoso, il bandoneon di Marisa Mercadè (Gotan Project) segna il ritornello di un brano dal testo molto lirico.
E ancora il bandoneon della brava Mercadè apre il brano seguente, E sono subito da te, in cui si esplica appieno la contaminazione di cui si diceva, tra l'Argentina evocata dal bandoneon, la Sicilia dal marranzano e il mediterraneo e la Grecia dal bouzouki.
E infine l'Argentina, evocata più volte, arriva con un omaggio splendido e sentito, la rilettura di Alfonsina y el mar, eseguita solo con voce e chitarra. Interpretazione intensa e autentica. Ottima.
Non può mancare anche un omaggio alla Sicilia e alla sua più grande voce,Rosa Balistreri, una delle più importanti esponenti e ricercatrici del folk italiano. Gabriella Grasso riporta alla luce un brano tradizionale, 'A pinnula, e lo fa in maniera splendida, togliendo la polvere del tempo, ma senza per questo tradirne l'origine temporale. Ancora una grande prova per Gabriella e i suoi musicisti (ottimo qui Puccio Castrogiovanni alla mandola).
Con Valencia, aperta da uno swingante violino, arriva l'atmosfera delle feste, con gli strumenti tradizionali (bouzouki e cajon) a dare il ritmo. Ma è la grande voce della Grasso che emerge prepotentemente da questo lavoro, come inLeggera come il vento, dove da' ancora una grande prova delle sue doti, sostenuta dallo splendido violino di Alessandro Cortese, mentre contrabbasso, mandola, bandoneon e buozuoki colorano il brano di toni caldi e emozionanti.
Il ritmo rallenta per il brano di chiusura, Nicaredda, scritto in siciliano dalla stessa Grasso,. Una ballad con pochi strumenti (chitarra e violoncello) dove laGrasso ancora una volta da' prova delle grandi capacità emotive della sua interpretazione.
Un disco acustico, suonato ottimamente, impeccabile negli arrangiamenti e nei suoni, che recupera i suoni della tradizione in maniera intelligente e sentita, su cui spicca la splendida voce di Gabriella Grasso.



Articolo Originale